In questi mesi si stanno tracciando le squadre partecipanti ai campionati mondiali di calcio in Brasile, che si svolgeranno nel 2014: la fase di qualificazione mondiale (forse perché coinvolge quasi tutte le nazioni) ha sempre avuto un valore culturale e politico, oltre che tipicamente calcistico.
Il 22 giugno del 1974, durante i campionati mondiali svolti in Germania Ovest, si affrontavano Brasile-Zaire(oggi chiamato Repubblica Democratica del Congo), durante il primo girone di qualificazione.
Il Brasile possedeva un rosa di giocatori (vincitori nell’edizione del “Messico 1970”) ormai spompati e reduci da due pareggi a reti bianche; lo Zaire, esordiente e prima nazione qualificata dell’Africa nera, era reduce da due sconfitte (tra cui una con la Jugoslavia da clamoroso punteggio di 9 a 0 ).
I sudamericani conducevano per tre a zero, quando il grande Rivelino si accingeva a compiere una punizione dal limite, la sua specialità: improvvisamente il difensore Mwepu, presente in barriera, avanzò minacciosamente verso il pallone e lo calciò lontano, sotto gli occhi stupiti e divertiti dei calciatori brasiliani.
L’episodio diventò un motivo di scherno per il giocatore e si arrivò a pensare che gli africani fossero “animali” e non conoscessero le elementari regole del calcio: molti anni dopo il difensore ammetterà che il gesto scaturiva dalla disperazione, dato che il dittatore dello Zaire Mobutu aveva minacciato più volte i giocatori (alla prima sconfitta non voleva più elargire i premi partita e alla seconda addirittura li minacciava di morte).
Una scena comica stigmatizzava l’ironia verso le squadre africane, senza immaginare il motivo angoscioso dietro tale gesto.
Ancora affiorava un certo snobismo, nonostante durante le qualificazioni mondiali del 1966 erano state teatro di un’orgogliosa “rivoluzione calcistica” delle nazioni del continente nero.
A parte l’Egitto nel lontano 1934, soltanto nei mondiali del 1970 una nazione africana (il Marocco) riuscì a qualificarsi ad una fase finale: difatti nell’edizione del 1966 era avvenuto uno sciopero delle nazioni africane, vogliose di avere un girone autonomo e stanche dei continui (e iniqui) spareggi.
Da allora la rinascita africana fu inesorabile: la Tunisia nel 1978 (vittoria col Messico e pareggio con la detentrice Germania Ovest) due qualificate nel 1982 (un Camerun imbattuto nel primo girone ed un’Algeria vittoriosa con la Germania Ovest), quarti di finale nel 1990 (Camerun), tre squadre qualificate nel 1994 e addirittura cinque dal 1998.
Rileggendo attentamente le qualificazioni degli anni passati emergono molte curiosità anche in campo europeo.
Diverse squadre parteciparono degli anni e poi “scomparvero” geograficamente per poi magari riapparire dopo decenni (le nazioni ex-sovietiche o la Palestina) e spiccò la curiosa presenza della nazionale tedesca della Saar nelle qualificazioni mondiali del 1954: alla maggior parte della gente il nome è sconosciuto, ma la Saar fu quel pezzo di territorio tedesco che fu “staccato” dalla nazione tedesca come “punizione” per la tragedia del secondo conflitto mondiale.
Misteriosa fu l’eliminazione dell’Austria dalla fase finale del 1938 in Francia (nonostante avesse vinto il girone), comprensibile solo riferendosi all’“anschluss”, ossia l’invasione dello stato da parte della Germania nazista: nessuno volle subentrare alla nazione invasa (neppure l’orgogliosa Inghilterra) ed il mondiale cominciò con una squadra in meno, la Germania fu in ogni caso ammessa ma non evitò lo smacco della sconfitta iniziale contro la modesta Svizzera.
Riferito ai campionati Europei del 1992, fu altrettanto clamorosa l’eliminazione della Jugoslavia (perché scomparsa come nazione, fu sostituita dalla vincente Danimarca) e la partecipazione dell’effimera C.s.i. (il primo embrione del disciolto Urss).
Il continente asiatico fece meno clamore, forse perché i risultati furono modesti (eccetto il mondiale “ fin troppo” casalingo del 2002 ): solo e definitivamente dalle qualificazioni del 1986 ebbe la possibilità di un girone autonomo e solo da tre mondiali può usufruire di quattro nazionali in fase finale.
Da un punto di vista calcistico il continente asiatico è protagonista solo d’episodi folcloristici: il Kuwait nei mondiali del 1982 (quando uno sceicco dalle tribune si scaldò per un presunto goal in fuorigioco), la qualificazione delle Indie Olandesi nel 1938 (ancora colonia dell’Olanda e futura Indonesia) e il mancato passaggio di turno della nazionale indiana nel 1950 ( poiché i fortissimi giocatori si esibivano a piedi nudi e il regolamento non accettava).
La zona nord-centro americana è relativamente scarsa a livello agonistico, ma ebbe, durante le qualificazioni a “Messico 1970”, l’episodio forse più clamoroso: una partita scatenò un conflitto militare tra due nazioni.
Essendo il quotato Messico già qualificato come paese organizzatore, la qualificazione si giocava tra Honduras ed El Salvador: le due nazioni erano già in silente e continuo conflitto, sia per motivi territoriali (ove l’El Salvador lamentava un territorio esiguo confronto all’Honduras) e sia economici (l’El Salvador era più tutelato dagli Stati Uniti che l’Honduras, nonostante fossero entrambe alleate col potente vicino).
La situazione deflagrò, quando l’El Salvador fece emigrare contadini in eccedenza nella più sfortunata Honduras: frustrati da un sistema economico che privilegiava i più capaci salvadoregni, i piccoli proprietari honduregni si ribellarono e cacciarono gli stranieri.
Il clima bellico latente culminò nelle tre partite di qualificazione mondiale (le prime due furono vinte da una squadra ciascuno, la terza fu uno spareggio vinto dall’El Salvador), ove i tifosi si aggredirono ed insultarono a vicenda, impedendo anche di dormire le notti precedenti alle gare (tifosi dell’Honduras verso i giocatori dell’El Salvador in albergo e viceversa) e fu tale la tensione che una ragazza salvadoregna si suicidò dal dispiacere dopo la prima vittoria dell’Honduras (diventando una martire del conflitto).
Terminate le partite, tale fu il pathos che scoppiò la guerra vera e propria, brevissima: dopo un iniziale bombardamento d’El Salvador ci fu un contrattacco dell’Honduras ed infine le due nazioni furono costrette alla pace (e clamorosamente parteciparono insieme ai Mondiali del 1982 in Spagna).
Terminando questa breve carrellata non resta che parlare del gruppo di qualificazione oceanico: tuttora impossibilitato a portare una propria squadra in fase finale, poichè costretto allo spareggio con altre nazionali.
Difatti, eccetto gli ultimi anni, raramente le nazionali oceaniche si sono qualificate: Australia nel 1974, Nuova Zelanda nel 1982, Australia nel 2006 ed entrambe nel 2010 (soltanto perché l’Australia, più forte, è stata spostata in gironi di continenti più combattuti).
Il motivo indubbiamente è dato dall’estrema modestia delle nazioni partecipanti (anni fa suscitò scalpore un punteggio di 31 a 0) ma è curioso che un vero continente non abbia la possibilità di farsi autonomamente rispettare.
Rey Brembilla
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