Insieme all’adesione allo sciopero generale della Cgil, il caso Penati sembra
dunque un detonatore destinato a rimescolare profondamente le carte. E, come sempre quando si parla di crisi del Pd, in gioco è l’esistenza stessa del partito. L’ambiguità di fondo della linea seguita fin qui da Bersani – corteggiare Casini senza rompere con Di Pietro e Vendola – sembra mostrare oggi tutti i suoi limiti strategici. Soprattutto, a Bersani viene rimproverato di sottovalutare le novità in corso nel centrodestra: un ritiro di Berlusconi provocherebbe un terremoto di dimensioni imprevedibili, e il Pd è del tutto impreparato ad affrontarlo perché continua a giocare sempre la stessa partita.
Da Veltroni ad Enrico Letta, da Fioroni allo stesso Prodi, sono molti i perplessi e gli inquieti. È su questo paesaggio in movimento che potrebbe piombare il ciclone Renzi. L’ex rottamatore oggi diventato adulto potrebbe decidere presto di rompere gli indugi e diventare il candidato di riferimento di tutte le anime del Pd che nel partito si sentono strette. Ma il sindaco di Firenze, a quanto è dato sapere, ha un’ambizione più vasta, e soprattutto non desidera affatto farsi intrappolare nei giochi di corrente di un partito che considera ormai moribondo. L’orizzonte di Renzi, se così si può dire, è oltre il Pd: e oltre il Pd cominciano a guardare anche molti fra gli inquieti e i perplessi del Nazareno.
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