Il ventennale Ricorre oggi il ventennale della strage di via D’Amelio, nella quale vennero uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta: Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. Dopo vent’anni, Palermo ricorda le vittime di una strage che ancora porta con sè ombre, perplessità e interrogativi. Il sacrificio di Borsellino e dei suoi uomini è stato ricordato stamani nell’aula del Senato dal Presidente Schifani, e dal Ministro dell’Interno Cancellieri, che ha detto: “Non è morto invano, mi auguro che i responsabili della strage vengano presi”.
Il messaggio del Quirinale L’impegno alla ricerca della verità è stato assicurato da Napolitano in un messaggio inviato alla commemorazione promossa dall’Associazione nazionale magistrati a Palermo. “Si sta lavorando – scrive il capo dello Stato – e si deve lavorare senza sosta e senza remore per la rivelazione e sanzione di errori ed infamie che hanno inquinato la ricostruzione della strage di via D’Amelio. Si deve giungere alla definizione dell’autentica verità su quell’orribile crimine che costò la vita a un grande magistrato protagonista con Giovanni Falcone di svolte decisive per la lotta contro la mafia”.
Per il Capo dello Stato “tanto più si riuscirà a vincere questa dura e irrinunciabile battaglia di giustizia, quanto più si procederà sulla base di analisi obbiettive e di criteri di assoluto rigore”.
Come ha fermamente dichiarato il Presidente del Consiglio Monti, “non c’è alcuna ragion di Stato che possa giustificare ritardi nell’accertamento dei fatti e delle responsabilità, ritardi e incertezze nella ricerca della verità specie su torbide ipotesi di trattativa tra Stato e mafia. E proprio a tal fine è importante scongiurare sovrapposizioni nelle indagini, difetti di collaborazione tra le autorità ad esse preposte, pubblicità improprie e generatrici di confusione”.
“Su ciò – prosegue Napolitano – deve vegliare tra gli altri il Presidente della Repubblica, cui spetta presiedere il Consiglio Superiore della Magistratura: e deve farlo, come in questi anni ha sempre fatto, con linearità, imparzialità, severità. Signori magistrati di Palermo, avete spesso sofferto, nel corso degli anni, per la perdita di eminenti ed esemplari colleghi, che possiamo richiamare e onorare tutti unendoli al ricordo di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone. Vissi io stesso il dramma, lo sgomento, il dolore per il brutale assassinio di quei due eroici servitori dello Stato. E non si è mai spenta in me la traccia del cocente dolore con cui appresi la notizia dell’agguato omicida a Pio La Torre, con cui avevo strettamente condiviso passione ideale e tensione morale. Intensa era stata già prima la mia commozione per l’uccisione di Cesare Terranova, che avevo avuto fine e apprezzato collega in Parlamento”.
“Vedete, signori magistrati di Palermo – è ancora il capo dello Stato – appartengo a una generazione che ha conosciuto la tragedia della guerra fascista e del crollo dell’8 settembre 1943, e ha giovanissima abbracciato l’impegno politico, pur da diverse posizioni ideologiche, nello spirito della Resistenza trasfusosi poi nella Costituzione. In quel contesto, la lotta conseguente contro la mafia, senza cedimenti a rassegnazioni o a filosofie di vile convivenza con essa, è divenuta parte integrante della nostra scelta civile sin da quando ci giunsero gli echi dell’eccidio di Portella delle Ginestre. Sono di recente tornato laggiù, per rinnovare un omaggio e un giuramento a cui sempre sono rimasto e sempre limpidamente rimarrò fedele. Pensando con commozione a Paolo Borsellino – conclude Napolitano -, a tutti coloro che sono come lui caduti in nome della legge, e sentendomi al fianco di quanti ne continuano l’opera”.
Napolitano, che si rivolge alla vedova Borsellino, continua: “Desidero far giungere in quest’aula nella quale si commemora e si onora la figura di Paolo Borsellino, l’espressione – innanzitutto – della mia rispettosa e affettuosa vicinanza alla signora Agnese. Il 23 maggio scorso ella volle – nell’impossibilità di partecipare di persona alla grande cerimonia nell’aula bunker – indirizzarmi una lettera di commovente, generoso apprezzamento per il mio operato di presidente della Repubblica, e dirmi il suo conforto per aver visto diventare Borsellino e Falcone dei ‘simboli per i giovani e le persone oneste di buona volontà’. E la lettera si concludeva con un riferimento a ‘quello Stato in cui mio marito ci ha insegnato a credere malgrado tutto e tutti’, volendo che io sapessi come ella ‘fino all’ultimo giorno della sua vita attenderà con pazienza di conoscere le ragioni per cui suo marito morì e i motivi per i quali nei primi anni dopo la strage è stata costruita una falsa e distorta verità giudiziaria’.
Conoscere la verità, conclude il Capo dello Stato, “è l’imperativo oggi a distanza di vent’anni ; questo è il nostro dovere comune, anche verso Agnese, Lucia, Manfredi, Fiammetta, e verso i famigliari – che ci sono egualmente cari – di Emanuela Loi, di Agostino Catalano, di Eddie Walter Cosina, di Vincenzo Li Muli, di Claudio Traina”.
Le parole di Monti Anche il Presidente del Consiglio Mario Monti ha espresso ai familiari delle vittime di via D’Amelio i i sentimenti di profonda e commossa partecipazione del governo italiano e suoi personali. “Lo Stato e i cittadini onesti – afferma Monti nella nota diffusa da Palazzo Chigi – non hanno dimenticato, e non dimenticheranno mai, chi ha sacrificato la vita per affermare legalità e giustizia contro la mafia. Gli ideali di Paolo Borsellino sono oggi più vivi e più diffusi che mai, soprattutto tra i giovani, grazie al suo insegnamento e al suo esempio”.
Fini alla stele di Capaci Molti gli esponenti del mondo politico che nel capoluogo siciliano ricordano l’eccidio in diverse manifestazioni. Tra questi, il Presidente della Camera Gianfranco Fini, che dopo una sosta al monumento dedicato alla strage di Capaci partecipa, al Tribunale di Palermo, ad un convegno organizzato dall’Associazione Nazionale Magistrati; oggi pomeriggio, alle 16.59, in via D’Amelio Fini prenderà parte alla cerimonia in ricordo della strage, per poi recarsi alla Biblioteca comunale, dove si terrà l’orazione civile in ricordo di Paolo Borsellino.
A Palermo anche il segretario del Pdl Angelino Alfano, il leader dell’Idv Antonio Di Pietro, il coordinatore nazionale del Pdl Ignazio La Russa, il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Al presidio del pomeriggio in via D’Amelio gli interventi dei magistrati Antonino Di Matteo, Antonino Ingroia, Leonardo Guarnotta, Roberto Scarpinato, Vittorio Teresi, Luca Tescaroli e Giovanbattista Tona.
Fonte: palermo.repubblica.it
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