«Stiamo governando la globalizzazione o la globalizzazione governa noi?» 19 Questo interrogativo del presidente dell‘Uruguay José Mujica, estratto da un discorso sul tema, sintetizza l‘essenza del clima che oggi si respira: non la voglia di scendere da questa ―onda globale, né tantomeno quella di mitizzare il pregresso, ma quella certezza per cui non si può più perseguire indefinitamente l‘essere governati dal mercato, ma cercare di governare noi il mercato. I fenomeni economici e i movimenti finanziari non si lasciano governare dai singoli Stati. Sono il mercato e l‘economia globale ad autogestirsi e a dettare le proprie regole; grazie alla diffusione indiscriminata e inarrestabile di regole a favore della libertà commerciale e soprattutto della libertà di movimento dei capitali. L‘economia sfugge progressivamente al controllo politico. «L‘economia planetaria sgretola i fondamenti degli Stati e determina un immane fenomeno di ‗subpoliticizzazione‘».
Questi mutamenti coinvolgono anche lo spazio e i luoghi: i confini diventano ―permeabili, il potere e il capitale non hanno più una sede fissa e non sono vincolati a un luogo fisico.
Internet oggi ci consente di superare distanze di tempo e di spazio a una velocità impressionante; nello spazio virtuale della rete si abbattono liberamente le barriere.
Al mercato si sostituisce un ecosistema digitale multi-versante, caratterizzato da estrema fluidità, non solo nelle transazioni ma anche nel ruolo assunto dai diversi soggetti all‘interno di esse.
Si affermano nuovi player con strutture e modelli di business leggeri e innovativi, capaci di muoversi trasversalmente in aree del sistema mediale, indifferenti a caratteristiche di natura sia economica che normativa disciplinare: gli OTT.
Uno scenario che necessita una ridefinizione e una concreta azione disciplinare, definendo nuovi ed evolutivi modelli di governance dei servizi e dei mercati digitali. La sfida è riscrivere norme e principi, al fine di dare ai cittadini e alle organizzazioni politiche di definire un nuovo equilibrio dinamico tra posizioni anche molto distanti, continuando a garantire la crescita economica ma al contempo introducendo strumenti e politiche di tutela per i cittadini e per la comunità. Bisogna quindi affrontare i nodi cruciali che attengono al diritto: quali sono le regole in grado di governare la Rete conciliando le dinamiche universalistiche di internet e dei mercati globali con la sovranità declinante degli Stati nazionali?
Si sente sempre più forte la necessità di equilibrare la forza dei giganti del web e di tutelare le libertà fondamentali, per evitare una potenziale manipolazione delle nostre identità. I primi passi per la costruzione di un nuovo assetto globale, coincidono con il superamento dei due ―blocchi contrapposti nel contesto della guerra fredda.
Il crollo del muro di Berlino e il collasso dell‘Unione Sovietica, avevano segnato il punto di svolta al superamento di un sistema bipolare. Gli Stati Uniti, vincitori, avevano svolto un ruolo unico come reale potenza mondiale accrescendone il proprio carisma internazionale.
L‘aspettativa agli inizi degli anni 90‘ era quella di una costruzione e consolidamento di un ordine multipolare, in realtà questi ultimi erano tendenze ancora impreparate a mostrare la loro forza e si palesava dunque più che un multipolarismo una tendenza centripeta, con al centro gli Stati Uniti quindi un multipolarismo asimmetrico. Le regole del sistema internazionale si stavano reimpostando ed è in questo contesto che i rapporti transatlantici e l‘Unione europea, come ―attore strategico a tutti gli effetti, si stavano ridefinendo. L‘Europa ha cercato di accrescere il proprio peso nel contesto globale, questione questa ancora irrisolta, il cui problema risiede probabilmente nell‘incapacità di rendere l‘Unione europea una coesa e forte struttura; questa debolezza coesiva potrebbe avere anche radici lontane.
I confini d‘Europa sono flessibili, impalpabili, si sono costituiti nel corso dei secoli includendo ed escludendo porzioni territoriali, le identità stesse dell‘Europa, dunque, risultano provenire dall‘aggregazione di culture, da annessioni migratorie e dall‘incrocio di popoli a costruzione di fatto di un‘identità multipla.
PATRIZIA DIOMAIUTO
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