È proprio il caso di dirlo: gli Scavi di Pompei non trovano pace. Dopo i crolli ripetuti che hanno gravemente danneggiato le opere archeologiche e la dichiarazione dello stato di emergenza nel 2008, il sito era stato anche posto sotto la gestione di un commissario straordinario; poi sembrava si fosse intravista una luce in fondo al tunnel quando, il 5 aprile dell’anno scorso, il premier Mario Monti, a Napoli, presentò un imponente progetto di riqualificazione del sito archeologico napoletano, affinché – grazie a circa 105milioni di euro provenienti da fondi europei – tornasse a risplendere ed essere un fiore all’occhiello del turismo campano.
La quiete, a quanto pare, è durata davvero poco nella cittadina “sopravvissuta” all’eruzione vulcanica del 79 d. C. e ai disastri ambientali: è, infatti, di questa mattina la notizia di un nuovo scandalo – questa volta giudiziario – che si è consumato all’interno degli scavi di Pompei, travolgendo l’ex commissario straordinario Marcello Fiori. Incaricato dal Ministero dei Beni Culturali di gestire i progetti di messa in sicurezza delle opere archeologiche crollate o danneggiate dallo scorrere del tempo e delle piogge, Fiori risulta attualmente indagato dalla Procura di Torre Annunziata per abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture e truffa ai danni dello Stato. Con lui anche Luigi D’Amore, all’epoca direttore dei lavori edili e membro della commissione commissariale. Sotto la lente della magistratura sono finite le opere di restauro, sistemazione e allestimento scenico del Teatro Grande Odeion e del Quadriportico dei Gladiatori, che hanno determinato l’ingente spesa di circa 8milioni di euro.
Il team incaricato di tutelare il patrimonio storico-culturale di Pompei e di gestire la manutenzione ordinaria e straordinaria per impedire il degrado degli scavi è accusato di aver approvato appalti irregolari, fatture gonfiate ed opere non indispensabili o di qualità decisamente inferiore alle somme ricevute dalle ditte appaltatrici: in manette anche la rappresentante legale della Caccavo di Salerno, impresa appaltatrice di alcuni dei non indispensabili interventi di restauro all’interno del sito archeologico, Annamaria Caccavo – detenuta agli arresti domiciliari. L’impresa subisce il divieto di partecipare ad ulteriori appalti della Pubblica Amministrazione, mentre per la donna, accusata di concorso in abuso di ufficio, corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio, frode nelle pubbliche forniture e truffa ai danni dello Stato, è stato disposto il sequestro preventivo di 810.788,42 euro. Anche altri tre ingegneri – Lorenzo Guariniello, Vincenzo Prezioso e Antonio Costabile – chiamati ad operare dalla commissione commissariale, sono stati interdetti dall’esercizio della professione e indagati, come i sopracitati, per corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e truffa ai danni dello Stato.
In particolare, è sotto accusa l’opera di allestimento scenico del Teatro Grande e la fornitura di attrezzature per lo stesso fortemente voluta da Marcello Fiori, nonostante non rientrasse tra gli obiettivi che, in qualità di commissario straordinario, avrebbe dovuto perseguire. Scopo principale del commissariamento fu, infatti, la salvaguardia degli scavi oltre alla necessità di consentire ai visitatori una fruizione dell’area archeologica piena e continuativa. Pare, invece, che Fiori si sia dedicato a tutt’altro, tra l’altro assegnando l’appalto – secondo la Procura di Torre Annunziata – in modo irregolare “facendo ingiustificato e immotivato ricorso ai suoi poteri straordinari di deroga e quindi senza ricorrere alle procedure di evidenza pubblica”.
Sara Di Somma
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