La decisione di Napolitano di proclamare quattro nuovi senatori a vita ha provocato uno scandalo in alcuni settori del parlamento italiano: tutti, eccetto il Partito Democratico, hanno protestato duramente.
Il motivo è l’odierna crisi economica e gli stimoli a diminuire le spese della politica, che secondo alcuni sono in contrasto con l’idea di mantenere quattro nuove personalità.
Alcuni intravedono anche una mossa politica, pronta a dare un appoggio ad un futuro governo di centro-sinistra: effettivamente furono curiosi i precedenti di Monti e Napolitano, che furono creati senatori a vita poco prima delle loro rispettive designazioni istituzionali ( premier e presidente della repubblica)
Nessuno, in ogni caso, mette in discussione la gran fama dei nuovi senatori a vita: Claudio Abbado, Carlo Rubbia, Renzo Piano e Elena Cattaneo.
La scelta del Presidente, oltre perché consentita dalla legge, è stata data dall’improvvisa e naturale morte di tanti vecchi senatori: prima delle nuove elezioni solo Monti e Ciampi (Napolitano lo è, ma ovviamente non siede al parlamento finchè presiede al quirinale) erano sopravvissuti.
In realtà l’elezione a senatore a vita può essere anche respinta: questo caso non è quasi mai accaduto nella storia d’Italia, se non due volte.
« È un vecchio artista italiano, turbatissimo dal suo inaspettato telegramma che si rivolge a Lei e la prega di comprendere come questa annunciata nomina a senatore a vita sia in profondo contrasto con il suo sentire e come egli sia costretto con grande rammarico a rifiutare questo onore. Schivo da ogni accaparramento di onorificenze, titoli accademici e decorazioni, desidererei finire la mia esistenza nella stessa semplicità in cui l`ho sempre percorsa. Grato e lieto della riconoscenza espressami a nome del mio paese pronto a servirlo ancora qualunque sia l`evenienza, la prego di non voler interpretare questo mio desiderio come atto scortese o superbo, ma bensì nello spirito di semplicità e modestia che lo ispira… accolga il mio deferente saluto e rispettoso omaggio »-Arturo Toscanini
Nel 5 dicembre 1949 il Presidente Luigi Einaudi promosse senatore a vita il gran direttore d’orchestra: Arturo Toscanini.
L’ottantaduenne famoso e celebrato in tutto il mondo rifiutò l’incarico.
L’ elogiabile motivazione è figlia d’altri tempi, anni in cui la persona celebre non era un divo, ma anzi si comportava come il più umile degli umili: seppur Toscanini fosse un perfezionista, conscio del proprio talento.
Toscanini era pronto a servire il suo paese, egli fu perseguitato dal fascismo, ma era allergico agli onori e ai lussi: un personaggio simile oggi si dichiara per facciata, ma in realtà non respingerebbe mai un tale onore e motivo di vanagloria.
Il motivo del rifiuto d’Indro Montanelli fu ancora più clamoroso a confrontarlo con il mondo d’oggi: egli fu designato da Francesco Cossiga nel 1991.
« Non è stato un gesto di esibizionismo, ma un modo concreto per dire quello che penso: il giornalista deve tenere il potere a una distanza di sicurezza.Purtroppo, il mio credo è un modello di giornalista assolutamente indipendente che mi impedisce di accettare l’incarico. »-Indro Montaelli
La ragione è diversa da quella di Toscanini ma altrettanto nobile.
Raramente oggi esistono giornalisti non schierati politicamente o talvolta occultamente “ foraggiati”: il discorso si può allargare anche a magistrati e sindacalisti, che allontanati dalle loro professioni sono attratti dalle dorate sirene della politica.
Montanelli per tutta la vita è stato indipendente e lo dimostra anche l’ultimo astio che ha avuto verso Berlusconi: seppur fosse tacciato di essere di destra o addirittura fascista, infine dimostrò quello che realmente era.
E’ giusto rilevare che Montanelli e Toscanini erano onesti, ma non modesti nelle rispettive professioni: erano consci del loro talento e dell’importanza.
Semplicemente capivano la differenza tra l’essere professionisti celebri ed essere semplici uomini.
Due rifiuti, due motivazioni, due esempi umani da seguire.
Antonio Gargiulo
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