Il 30 agosto 2016 WhatsApp muta la gestione delle condizioni di privacy, stravolgendo(si) e travolgendo i milioni di utenti del servizio di messaggistica.
L’app sottolinea che il fine della modifica ha scopi pubblicitari e che il data sharing sarà con Facebook e le sue proprietà (Instagram e Oculus Rift), a perfezionare il grafico sociale di Facebook.
Nuove condizioni illustrate in modo opaco e( ingannevole), associate al “ suggerimento” di WhatsApp ad accettare le condizioni sottolineando che i dati relativi ai contatti e impostazioni verranno usati solo da Facebook e non saranno resi pubblici; in altre parole Facebook non li condividerà su Facebook ma le condividerà’ con Facebook.
Quando nel 2014 WhatsApp fu acquistata dal team di Zuckerberg, il co-fondatore John Koum acquietò gli animi, promettendo di mantenere fede ai principi sulla protezione dei dati.
Già dalle prime battute era possibile fiutare che questa fusione avrebbe rappresentato un terreno minato per la privacy, in quanto WhatsApp ben presto si sarebbe trovata in dovere di sottendere e adempiere al compito di soddisfare le esigenze commerciali del nuovo capo.
Anno 2016 whatsapp si è piegata. Negli ultimi mesi whatsapp ha indicato agli utenti la verifica del proprio account tramite numero di cellulare, in pochissimo tempo milioni di utenti hanno effettuato questa semplice procedura ignari di aver contribuito alla formazione di un bacino florido di contatti confezionati ad hoc e destinati al famelico Facebook.
Il gioco tecnico e anche un po’ perverso studiato da Facebook prende forma in maniera subdola e soft: il social network disporrà di un bacino ricco di contatti telefonici che combinati ad uno specifico utente risultano essere una miniera d’oro sia per Facebook che per gli investitori del medesimo social, i quali sono i destinatari di questa combinazione di dati, il cui fine è quello di far pervenire una pubblicità mirata e personalizzata al singolo utente profilato.
L’Europa non sta a guardare e il monito in merito all’aggiornamento della policy sul trattamento dei dati degli utenti, giunge puntuale e celere; Facebook e WhatsApp sono chiamati a rivedere le proprie regole a garanzia per gli utenti della protezione dei dati loro richiesti.
Il Garante italiano per la protezione dei dati personali Antonello Soro e il Garante tedesco Johannes Caspar, si sono espressi in prima linea in merito. Caspar ha dichiarato con fermezza lo stop del flusso dei dati, imponendo a Facebook la cancellazione di dati già acquisiti provenienti da WhatsApp,
“pretesa” avanzata in linea con con le rassicurazioni pervenute dal network in occasione del takeover in merito all’impegno dato e cioè sulla non condivisione di dati e informazioni.
Dalla stessa Amburgo inoltre, proviene un appello rivolto alle Authority di tutti i Paesi UE, perché si attivino coordinandosi e cooperando,impedendo il passaggio dei dati da WhatsApp a Facebook.
Il garante italiano Antonello Soro sottolinea un dato preoccupante merito ai soggetti protagonisti di questo “data market” che non sono solo i possessori dei suddetti account ma anche i proprietari dei contatti presenti nelle rubriche degli stessi.
Dunque il problema che emerge è ben più ampio del semplice data sharing tra Facebook e Whatsapp.
PATRIZIA DIOMAIUTO
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