…dhe fate, che il veggendo tornar dalla battaglia dell’armi onusto de’ nemici uccisi dica talun: “non fu si forte il padre”…
Il primo fu Ettore, mitico eroe di Troia: poco prima di morire sotto i colpi d’Achille, prese in braccio suo figlio Astianatte e gli profetizzò un futuro di gloria, magari migliore del suo.
Secondo la leggenda, il neonato Astianatte fu scaraventato dalle mura di Troia: mai profezia fu più jellatoria.
L’ impossibilità per Berlusconi di candidarsi alle elezioni europee, fa ventilare l’ipotesi di una “successione” verso un figlio o figlia: Marina, Barbara o Pier Silvio.
E’ affascinante l’ipotesi della gioventù alla guida di un partito, ma la storia politica sconsiglia una simile eventualità.
Molto spesso i figli di politici famosi si sono rivelati figure di basso spessore o almeno tali da non eguagliare la figura dei padri: alcune volte la prole ha addirittura rovinato la memoria o la leadership politica del capo stirpe.
E’ naturale che un padre instradi un pargolo nel suo mestiere: in tanti casi però l’episodio è passato inosservato, tale è stata grigia la figura del successore.
Il veneto Silvio Gava fu un vecchio notabile della Democrazia Cristiana: è stato senatore dal 1948 al 1972 e più volte ministro (dell’industria, del tesoro e della giustizia) nella prima metà degli anni ’50 e a cavallo tra gli anni ’60 e ’70.
Il figlio Antonio Gava ebbe una carriera politica più sontuosa del padre (tredici volte ministro a confronto delle quattro esperienze paterne e presidente della provincia di Napoli) e partecipò attivamente alle manovre del partito (Silvio Gava visse nell’ombra), essendo un fiero oppositore di De Mita.
Purtroppo l’eccessiva esposizione gli procurò dei guai: Antonio Gava fu più volte accusato, (e brevemente imprigionato) per rapporti con la camorra.
Forse è meglio non esporsi troppo ma restare onesti, piuttosto che ambire alla visibilità e sporcarsi le mani.
Diverse figure politiche furono Ugo La Malfa ed il figlio Giorgio: entrambi leader del “Partito Repubblicano”.
Ugo fu un grande statista ed intellettuale: definito “cassandra” per l’atteggiamento moralista e pessimista sulla politica italiana, egli fu senza dubbio un puro ed un tenace teorico di un incontro con la sinistra progressista, impostando riforme più avanzate.
Giorgio La Malfa fu segretario del Pri alla fine degli anni’ 80: tentò di scimmiottare il moralismo del padre, ma purtroppo ricevette lo smacco di “Tangentopoli”, ottenendo anche lui bustarelle (incassò trecento milioni d’euro dall’affare Enimont).
Rifattosi una nuova vita durante la “Seconda Repubblica”, dimostrò di “saltare” agevolmente da un partito all’altro (passando da un centro progressista fino all’alleanza con Berlusconi) mancandogli la coerenza ed il carisma dell’ineguagliabile padre.
I coniugi, Angelo Raffaele Jervolino e Maria De Unterrichter furono eminenze grigie del primo e di gran parte del periodo repubblicano: il primo fu un esimio intellettuale, attivo durante il difficile governo di Badoglio (e poi nei più importanti governi repubblicani), padre costituente, otto volte ministro e relatore della riforma della “cassa del mezzogiorno”; la seconda si dedicò con forza all’educazione e al sistema scolastico dei bambini italiani del dopoguerra.
La figlia, Rosa Russo Jervolino, è celebre per la tipica voce querula e per alcuni opinabili provvedimenti legislativi: la legge sulla droga, poi bocciata dal referendum, e l’infelice censura al giornale “Lupo Alberto” che pubblicizzava i preservativi.
Fu la prima donna a diventare ministro degli interni e ad essere eletta prima cittadina di Napoli: il ruolo di sindaco fu contraddittorio, tra opere compiute, clamorose inattività e scandali (il più celebre quello dei rifiuti).
La degradazione della successione politica è esemplificata dal caso d’Umberto Bossi e il figlio Renzo.
Il “senatur” fu il fondatore della “Lega Nord”, uno dei movimenti che “scardinò” gli antichi gangli della “Prima Repubblica”: seppur attraverso manifestazioni folcloristiche (come la volontà di secessione della “Padania” e gli organismi corrisposti) Bossi fece crescere la sua “ creatura” fino a diventare partito di governo.
L’ictus che lo colse, risvegliò in lui un azzardato istinto paterno, che lo spinse a “lanciare” la figura di suo figlio Renzo.
Già tristemente definito il “trota” (la definizione, data dallo stesso Umberto Bossi che non accettava il termine “delfino”, voleva essere bonaria, ma divenne un marchio infamante e protagonista di barzellette), il figlio del senatur sperperò i fondi del partito in numerosi beni di lusso, provocando le dimissioni e il crollo dell’autorevolezza politica del padre.
Diverse volte i successori di politici celebri non si rivelarono figure negative, ma semplicemente faticarono a seguire le orme di un padre fin troppo autorevole.
L’onesto ex ministro degli esteri e della difesa del governo Berlusconi, Antonio Martino, fu figlio di Gaetano Martino.
Gaetano Martino fu tra i fondatori ed idealisti dell’Unione Europea: si devono al suo faticoso lavoro , le unioni commerciali che diedero il via all’attuale e talvolta deprecato organismo sopranazionale.
Giuliana Nenni fu innovativa paladina di grandi riforme sociali attuate solo molti anni più tardi (le pari opportunità, la tutela delle madri lavoratrici, tutela dei figli “naturali”, il divorzio) ma non sarebbe giusto porla allo stesso livello del padre: grande e coraggioso statista, patriota indomito ed uomo di sani principi.
Un unico tentativo di “eguagliare” la fama del padre fu attuato da Mariotto Segni, figlio dell’ex presidente della repubblica, Antonio Segni.
Antonio Segni fu un galantuomo conservatore, importante esponente della Dc, più volte ministro e presidente del consiglio: principale fautore della riforma agraria degli anni ’50.
La sua figura assurse all’apice, quando s’insediò al Quirinale: diede il via ai primi governi di centro sinistra, ma fu anche involontario protagonista del presunto “colpo di stato” (il “Piano Solo); Solamente per un biennio fu presidente della repubblica, poiché una trombosi cerebrale lo costrinse alle dimissioni.
Molti anni dopo, il figlio Mariotto fu uno dei promotori del referendum elettorale che ruppe il meccanismo di potere della “prima repubblica” e di conseguenza divenne l’astro nascente della “seconda repubblica”.
Al contrario dell’abile stratega che fu il padre, Mariotto Segni vide naufragare la sua idea di centro, sfumando ogni volontà di statista: fu costretto a ritirarsi dalla vita politica.
A seguito di questi esempi, Berlusconi può sempre sperare che la candidatura dei figli sia un “volano” per lo svecchiamento di “Forza Italia”, a patto che valuti bene le individualità della sua prole e non ripeta errori del passato.
Rey Brembilla
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