Il bilancio dell’Onu sulle vittime della repressione in Siria è allarmante: sono stati registrati oltre 8000 morti nel giro di un anno, da quando esplose la rivolta contro il regime di Bashar al Assad. E il massacro continua ancora oggi. L’osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh) ha dato questa mattina una triste notizia: è stato compiuto oggi un assalto da parte di un gruppo di disertori nella città di Maaret al-Numan contro un posto di blocco dell’esercito nella provincia di Idlib che ha provocato la morte di 10 soldati regolari. Altri 12 membri dei servizi di sicurezza siriani, che cercavano di raggiungere la città di Dael per effettuare degli arresti, sono stati uccisi da un’imboscata resa dai ribelli nella provincia meridionale di Daraa.
Nel corso di quest’anno sono stati denunciati diversi scontri fra civili del nord e del centro del paese e forze del governo siriano. Lo scorso mese, gli attivisti hanno riferito che circa 700 persone sono state uccise e migliaia sono state ferite durante i 30 giorni di assalto a Homs, mentre dal 9 marzo, il governo sta conducendo un’offensiva nella regione al confine con la Turchia con l’obiettivo di controllare le città in cui si trovano i ribelli, in particolare nella provincia di Idlib.
L’attivista Mohamed Abdullah, conferma le parole del Presidente dell’Assemblea Generale denunciando che “Donne e bambini sono stati presi in ostaggio nelle città della provincia di Idlib per far pressioni sui loro figli e mariti che hanno aderito alla Rivoluzione”. Oltre 230 mila persone sono state costrette, nel corso di quest’anno, ad abbandonare le proprie case e fuggire principalmente in Turchia, Libano e Giordania. Non tutti però abbandonano il paese, molti sfollati restano entro i confini del territorio arabo, abbandonati al terrore di dover affrontare lo stesso destino delle vittime di questa sanguinosa guerra.
Secondo il Presidente dell’Assemblea Generale dell’Onu Nassir Abdulaziz Al-Nasser, fra le vittime della repressione ci sarebbero anche diverse donne e bambini, molto spesso tenuti in ostaggio e massacrati. I cadaveri presentano, infatti, segni di torture; molte persone vengono bruciate vive, altre sgozzate. Atrocità alle quali bisogna porre fine. Il presidente ha inoltre aggiunto che «violazioni dei diritti umani sono diffuse e sistematiche e in questo la comunità internazionale ha una sua responsabilità nel prosieguo delle violenze».
Di fronte a questi dati preoccupanti, le Nazioni Unite invieranno la settimana prossima degli osservatori nelle zone di frontiera dei Paesi confinanti con la Siria per raccogliere le testimonianze delle barbarie che avvengono nel paese. Intanto il Presidente siriano Bashar al-Assad, ha posticipato le prossime elezioni legislative al 7 maggio, per permettere ai nuovi partiti di candidarsi.
Anna Panarella
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