C’è vita nello spazio! Abituati a film dagli effetti speciali realistici in cui creature venute dall’Universo cercano di conquistare il nostro Pianeta, le notizie che giungono dalla Nasa sono sempre un po’ destabilizzanti. L’ultimo avvistamento di un oggetto eccezionale, non classificabile tra quelli riconoscibili dall’uomo, risale alla metà di novembre grazie all’utilizzo del telescopio Chandra a raggi X. Un mese più tardi gli scienziati ricercatori della Nasa comunicano in via ufficiale che “gli alieni sono già tra noi” in un modo tale per cui è impossibili percepirli.
Oggi, nel mese di marzo, si intuisce il motivo di quel comunicato. Una scoperta astrobiologica sensazionale che va ad aggiungere un’altra teoria alle infinite sull’origine della vita sul nostro Pianeta e su quelle esistenti nell’Universo. Protagonista della vicenda è un batterio mai visto prima. Si tratta di un incrocio tra batteri conosciuti con il nome di Cyanobacteria, meglio individuabili come Alghe azzurre, e tra un secondo batterio denominato dalla comunità scientifica con il nome di Titanospirillum velox. Artefice di questa scoperta è il dottor Richard Hoover, il quale ha documentato e reso noto il suo studio sul Journal of Cosmology.
In termini più semplici, cosa significa tutto questo? Insieme alla sua equipe del Mashall space flight centre dell’Alabama, Hoover ha avvalorato la tesi dell’esistenza della vita in luoghi esterni alla Terra. In più, sembra che questi fossili microscopici di esseri extraterrestri abbiano dato origine anche alla nostra esistenza. Non è la prima volta che ci troviamo dinanzi teorie che implicano la presenza aliena nello spazio. Meglio conosciuta come Panspermia, nel 1996 questa teoria ha raccolto numerosi sostenitori. Anche David Mckay, in seguito al ritrovamento di un meteorite nel 1984, sostenne la tesi dell’esistenza di forme di vita su Marte. “Questi ritrovamenti – ha affermato Hoover – indicano che la vita non è limitata alla Terra, ma è largamente distribuita, anche al di fuori del sistema solare”.
Diverse le teorie accreditate sull’origine della vita. Quella dell’abiogenesi, meglio conosciuta come lo studio che ha avuto origine dal Big bang, ipotizza una generazione spontanea, ovvero l’idea che la vita possa manifestarsi a partire da materia non-viva. L’altra ipotesi è legata a Marte. A quanto risulta, il pianeta rosso avrebbe generato presenze “vive” sulla sua superficie grazie al suo raffreddamento rapido. Dopo centinaia di milioni di anni la vita sarebbe stata trasportata sulla Terra grazie ad esplosioni causate da impatti violenti con asteroidi e comete. Teorie, queste, fuori dalla visione dogmatica dei religiosi. Per loro non esiste una vita generata né sulla Terra né su un altro Pianeta e poi “trasportata” sulla superficie terrestre. L’esistenza di uno o più soggetti sovrannaturali è la spiegazione unica per la creazione della vita.
Purtroppo (o per fortuna) affascina l’idea della vita extraterrestre. Noi esseri umani, da sempre curiosi e impauriti da un’eventuale scoperta verificabile, enfatizziamo le nostre angosce dando agli alieni forme strane e capacità ultrasensoriali. Troppo facile assecondare queste tensioni. Oramai tutto è business, tutto si traduce in mercificazione dei desideri e delle paure. Anche le scoperte sull’origine della vita, visto il giro d’affari che, da sempre, le avvolge.
Roberta Santoro
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