Può capitare di alzarsi la notte con un leggero languorino, ma se ciò avviene frequentemente con il risultato di svuotare il frigo, ogni notte, bisogna allarmarsi. Dagli Usa arriva un atipico disturbo alimentare, il NES (Night Eating Syndrome), un disagio psicologico che colpisce il 4% della popolazione americana ed il 2% di quella europea. Ad esserne affetto è il popolo occidentale che, con le sue abitudini, sperimenta situazioni continue di stress. Pare appunto che sia lo stress accumulato durante l’arco della giornata a causarne l’insorgenza. Scoperto nel 1955 da Stunkard, Grace e Wolff, il NES consiste in un’iperfagia notturna associata a insonnia e anoressia mattutina. Le persone affette da NES mangiano pochissimo durante il giorno ed assumono nelle ore serali il 50% delle calorie giornaliere, mettendo in atto delle vere e proprie abbuffate notturne.
Dopo Stunkard una serie di ricercatori si sono occupati dei NES senza però giungere ad una definizione concorde. Le cause, difatti, sono molteplici: ormonali, genetiche, ambientali e psicologiche. Per i NES il cibo assume una funzione inpoinducente, poiché tende a regolare le emozioni in una fase della giornata, la notte, in cui non vi sono distrazioni e l’individuo si trova dinanzi il proprio mondo emotivo. Quel che poi scaturisce è il senso di colpa, di vergogna e di rabbia verso se stessi per il proprio comportamento. La perdita di controllo sull’alimentazione durante la notte genera rabbia ed imbarazzo; questi sentimenti producono una bassa autostima tale da sviluppare una depressione che andrà a peggiorare il disturbo. Un soggetto depresso tende infatti a soffrire d’insonnia e ad avere un tono dell’umore che peggiora nel corso della giornata; ciò genera l’eccessivo ingerimento di cibo, che a sua volta andrà a generare ulteriori pensieri disfunzionali.
Esistono quattro categorie di NES: i compulsivi che assumono grandi quantità di cibo poiché ne sentono il bisogno, gli ansiosi mangiano per calmarsi, i dipendenti usano il cibo come una droga in quanto non ne possono fare a meno, e i NES del tutto o nulla, che se non mangiano non riescono a dormire. Per capire se si è un night eater (NES) bisogna presentare determinati sintomi, quali: scarso appetito la mattina, iperfagia serale, difficoltà ad addormentarsi e necessità di mangiare prima di addormentarsi, frequenti risvegli notturni contraddistinti dalla necessità di mangiare per riuscire a riprendere sonno, presenza di disturbi dell’umore.
Se ci si accorge di soffrire di questo disagio occorre rivolgersi ad un medico e richiedere un aiuto psicologico: in genere con l’aiuto dello specialista ed alcune accortezze si impara a controllare i propri impulsi e a regolare l’alimentazione. Riguardo all’alimentazione è opportuno regolarizzare i pasti durante la giornata, quindi non saltare la colazione, il pranzo e la cena; riguardo ai raptus notturni sarebbe adeguato eliminare la presenza in casa di cibi pronti, ossia che non richiedono una preparazione; infine, cercare di migliorare la qualità della vita evitando situazioni stressanti.
Bisogna, insomma, evitare che il cibo diventi un comportamento di autodifesa nei confronti dello stress, che diventi, quindi, un disturbo del comportamento alimentare pari all’anoressia e alla bulimia; disturbi che stanno prendendo sempre più piede nei paesi occidentali soprattutto tra i più giovani. L’importante è non sottovalutare i segnali d’allarme affinché il rapporto con il cibo non si trasformi da un’esperienza piacevole in una malattia.
Simona Esposito
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