Russia-25 ottobre 1917: vittoria dei comunisti di Lenin e presa di potere in Russia.
Partito Comunista Italiano-21 gennaio 1921: nasce il Partito Comunista Italiano.
Urss-30 dicembre 1922: nascita dell’Unione Sovietica.
1924-1953: epoca di Stalin ed esaltazione della sua politica, fatta di purghe e terrore.
Partito Comunista Italiano-1924-1953: Palmiro Togliatti esalta la figura di Stalin, Togliatti ha vissuto e frequenta l’Unione Sovietica ed è quindi consapevole del meccanismo dittatoriale.
Urss-23 febbraio 1956: Il nuovo presidente Kruscev inaugura la “destalinizzazione”, denunciando gli orrori compiuti dal suo predecessore.
26 ottobre 1956: i carri armati sovietici soffocano nel sangue la rivolta democratica in Ungheria.
Partito Comunista Italiano-26 ottobre 1956: Togliatti appoggia l’Unione Sovietica e, nonostante la fuori uscita di molti intellettuali, la stimola ad eseguire l’esecuzione sommaria dei rivoltosi(questo sarà chiarito nel tempo, aprendo gli archivi sovietici).Nel tentativo di evitare nuove emorragie, battezza il concetto di “via italiana al socialismo”.
Urss-20/21 agosto 1968: I carri armati sovietici entrano a Praga e soffocano una seconda insurrezione anti-sovietica.
1981: minaccia d’Invasione della Polonia insorta.
Partito Comunista Italiano-20/21 agosto 1968. Reazione negativa del Partito Comunista Italiano all’invasione della Cecoslovacchia ma, nonostante questo, radiazione del dissidente (e anti-sovietico ) gruppo del “manifesto”.
1981: Alla luce dell’episodio polacco, Enrico Berlinguer definisce esaurita la spinta della rivoluzione d’ottobre, non senza molti tentennamenti, compiendo un parziale “strappo” dalla “madre Russia”.
Urss-9 novembre 1989: Cade il muro di Berlino e, di fatto, si sfalda l’impero sovietico.
Partito Comunista Italiano-Marzo 1990: Muore il Pci, nasce il Pds.
Russia-2000-2014: Epoca di Vladimir Putin al potere: presunti omicidi politici, riforme istituzionali per rafforzare il potere del leader, scarsa libertà di stampa ed opinione.
Febbraio/Marzo 2014: Arresto di Vladmir Luxuria e minaccia d’invasione in Ucraina.
Comunismo in Italia-Febbraio/Marzo 2014: il movimento comunista/pacifista protesta fortemente contro la carcerazione di Luxuria, ma non si esprime sull’invasione dell’Ucraina.
L’alternarsi e l’intrecciarsi (attraverso magre ma eloquenti date storiche) della storia del comunismo sovietico e di quello italiano, dimostra due importanti postulati: i sistemi sovietici, che tutt’oggi in Russia sono simili (eccetto vaghe riforme ed un interregno sfortunato d’Eltsin) ed il Partito Comunista Italiano che, al contrario, ha mutato il nome ma anche strategia politica nei confronti di quello sovietico, seppur in maniera alquanto contraddittoria.
La figura di Vladmir Putin si evince già dal suo sguardo: impenetrabile ed incapace di mostrare qualche ombra d’umanità.
La politica interna profondamente accentratrice, ricorda il periodo sovietico (come ha ammesso lo stesso Gorbaciov): in Russia vige una scarsa libertà di stampa (i giornalisti sono costantemente minacciati) e sono state imposte nuove riforme costituzionali, in grado di allargare il potere del gran leader.
Sospetti sono i coinvolgimenti politici nell’omicidio della giornalista Anna Politkovskaja, d’altri suoi colleghi e dell’avvelenamento a Londra dell’ex colonnello del Kgb Aleksandr Litvinenko: entrambe le figure denunciavano la politica di Putin.
Putin ha inferto crudeli bagni di sangue per soffocare la rivolta in Cecenia ed ha usato la forza contro le insurrezioni Georgiane e Ucraine.
Volendo analizzare le “motivazioni” secondo cui sarebbe lecita l’invasione dell’Ucraina, Putin definisce “filo-fascisti” i regimi attuali dell’ex stato sovietico: una classica scusa usata in passato dai leader sovietici per assediare o combattere gli stati o avversari politici (è importante ricordare che la giustificazione di tutelare la popolazione russa presente a Kiev, era stessa che Hitler usò in Cecoslovacchia nel 1938, annettendo la nazione per salvaguardare i tedeschi Sudeti).
Putin non ha mai nascosto la sua avversione verso gli omosessuali, nonostante la legge anti omosessuale fosse soppressa nel 1993.
Le medesime caratteristiche riecheggiano nell’epoca di Lenin, Stalin, Kruscev e Breznev: seppur con tratti più velati e meno accentuati.
La storia del Partito Comunista Italiano, al contrario, ha seguito un’importante evoluzione nella critica del potere sovietico, seppur attraverso alcune contraddizioni.
Ad esempio, il partito protestò contro l’invasione della Cecoslovacchia, ma nello stesso tempo radiò il gruppo del “Manifesto”, che aveva una posizione più incisiva nei confronti dell’Urss.
Nonostante compisse il famoso “strappo”, Berlinguer continuò ad esaltare la politica dell’Urss e ad allontanare i dissidenti.
Ancora oggi si possono denotare contraddizioni nei rapporti tra neo-comunisti col regime di Vladmir Putin.
Le bandiere pacifiste color arcobaleno sono sventolate quando gli Stati Uniti invadono un paese straniero, ma alcun vessillo è sbandierato durante l’invasione della Georgia o dell’Ucraina: a dispetto della modernità, il comunismo d’oggi attua un passo indietro verso gli sforzi di Longo e Berlinguer.
Nessuna protesta emerge nei confronti del regime di Putin: è accusato Berlusconi di un’eccessiva confidenza col leader russo, ma nessuno osa criticare la vicinanza tra Stalin e Togliatti.
Gran protesta è stata attuata per liberare dalla prigionia Vladmir Luxuria: manifestazioni sotto l’effige della falce e martello, per la liberazione di una dichiarata comunista.
Purtroppo nessuno ha ragionato sul concetto che lo stesso comunismo non ha mai tollerato gli omosessuali: Stalin li perseguitò e le leggi omofobe durarono fino al 1993 (la tendenza omosessuale fu considerata “borghese” e “anti-rivoluzionaria”), Il Pci espulse Pier Paolo Pasolini, quando si dichiarò gay e rese difficile l’esistenza ad altri omosessuali militanti e addirittura Che Guevara assassinò numerosi omosessuali o li rinchiuse nei crudeli campi di concentramento.
Si, proprio il “Che” che campeggia sulle magliette della gioventù comunista extra-parlamentare: “Nipoti” di coloro che le 1969 si staccarono dal Pci per protesta contro l’invasione di Praga e che oggi considerano l’Ucraina (parafrasando Metternich) come una semplice espressione geografica.
Antonio Gargiulo
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