Chi sarà il nuovo capo del Governo?
Ce lo stiamo chiedendo un po’ tutti, e non senza una giustificata buona dose di ansia, da quando il semi-fallimento delle elezioni presidenziali ha indotto Bersani alle dimissioni e risospinto Napolitano sulla poltrona presidenziale. E ora, voglia o non voglia, a Giorgio tocca proprio riscriverlo, il suo discorso da presidente neo-eletto, proprio come fece sette anni fa. Questa volta però non sarà così facile far scorrere la penna e la lingua. Non soltanto perché il tempo passa, e gli 88 anni del neo-presidente si fanno sentire, ma anche perché “il forte travaglio” e “l’aspra competizione” che nel 2006 portarono infine Berlusconi al governo hanno dato oggi i loro velenosi frutti, partorendo una crisi politica come non si vedeva dai tempi della fine della Prima Repubblica.
Così, mentre Grillo mestamente proclama la “morte della Repubblica”, e Renzi, dando a Grillo dell’infingardo, annuncia il suo intento di rifondare il partito che (come molti sostengono) ha tradito e contribuito ad affondare, lanciando l’idea di un “nuovo riformismo” che riparta dal problema occupazionale, Napolitano si prepara a dare l’incarico al nuovo governo, sulle spoglie ancora fumanti del Pd che fu.
Decisiva sarà la scelta del nuovo Premier: non è un mistero che il capo dello Stato propenda per una personalità della caratura politica di Giuliano Amato, a dispetto delle volontà dei grillini che, a conti fatti, rappresentano oggi il primo partito in Italia. L’ipotesi di un governo di larghe intese sembra quella più accreditata: con Amato in pole position, votabile anche dal centro-destra, Letta e Alfano si candidano al ruolo di vice-premier, lasciiando all’opposizione soltanto il testardo e incorruttibile M5s, la Lega e Sel di Vendola, tagliato fuori anche da Renzi che lo invita a spostarsi verso l’estrema sinistra, col beneplacito suo (di Renzi) e di tutto il Pd. In dubbio la posizione di Scelta Civica, chiamata da Renzi a collaborare al restyling del Pd.
Si tratterà in ogni caso di un governo, almeno sulla carta, politico. L’agenda Monti sarà seguita solo in politica economica, ma a fare le riforme saranno i grandi saggi designati dallo stesso Napolitano. Intese bipartisan per compiacere il Pdl, qualche tecnico qua e là per non scontentare il Pd, e poi tutti al lavoro per ricostruire l’Italia. Solo un punto resta avvolto nel mistero: quando avverrà la tanto agognata resurrezione del paese. Una cosa è certa: Napolitano ha tutto l’interesse a fare in fretta.
G.G
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