I numeri, purtroppo, danno forza ad un trend previsto già da anni. Viene definita dagli esperti “Neoplasia maligna che ha origine nei tessuti della mammella”. La medicina riconosce due tipologie: il carcinoma lobulare, ovvero nei lobuli da cui viene prodotto il latte, e il carcinoma duttale – anche in questo caso, come riconduce la parola, nei dotti che fanno arrivare il latte al capezzolo.
La fascia più colpita risulta essere quella con meno di 40 anni. Circa 2500 donne vengono colpite dal tumore al seno. Ogni anno vengono registrati 45000 nuovi casi in Italia e circa il 90percento perde l’opportunità di vivere la maternità a causa delle cure devastanti. Ad aggiungersi a queste stime, ci sono anche quelle per il tumore all’endometrio con 7700 casi nuovi all’anno, 4500 per quello all’ovaio e 3500 all’utero. Il gesto più sbagliato da fare quando si ha il minimo sospetto è la ricerca su internet, che poi è anche la più frequente. Come sottolinea Stefano Casninu – presidente dell’Aiom, Associazione Italiana di Oncologia Medica – «Dobbiamo impegnarci di più per informare tutte le pazienti. Due donne malate su tre cercano informazioni sul tumore sul web, dove però il rischio di false o cattive indicazioni è molto alto». Rimarca la necessità, quindi, di fare una buona informazione senza far passare messaggi sbagliati. L’uso di siti ufficialmente riconosciuti, come www.sempredonna.net, può essere la soluzione ideale. Troppe le terapie alternative e senza fondamento scientifico che vengono mercificate e che non andrebbero prese in considerazione. È necessario che vengano sfruttati tutti i mezzi affinché questo non accada. Anche i Social network possono essere un valido aiuto visto l’abuso che ne viene fatto.
Vanno promosse iniziative per la prevenzione. Campagne che permettano l’avvicinamento delle donne alla medicina, al controllo e alle eventuali cure. Nessuna donna ha meno valore dell’altra, ma purtroppo anche per le malattie esiste una scala sociale. La diagnosi precoce è quello che salva la vita. Secondo quanto riportato da Sandro Pignata – direttore della Struttura di Oncologia Medica Uro-Ginecologica all’Istituto Tumori Pascale di Napoli – «[…] una donna su due guarisce se il tumore viene individuato nella fase iniziale. Inoltre riusciamo a far sopravvivere le pazienti più a lungo e con una migliore qualità di vita. Le terapie oggi disponibili permettono di raggiungere questi risultati».
Un’attenzione particolare deve andare allo stile di vita. Una corretta alimentazione può prevenire la comparsa del carcinoma. Gli eccessi fanno male, ma questa sembra essere un’affermazione scontata. Specifichiamo che, in mancanza di una predisposizione genetica (per la quale sussiste un fattore di rischio maggiore), basta mantenersi in forma. Il fumo di sigarette potrebbe incentivare la comparsa del tumore, ma non solo. Secondo una ricerca pubblicata su “Alcohol and Alchilism” -condotta da Carlo La Vecchia e dal team dii Vincenzo Bagnardi dell’Università Milano e da Helmut K. Seitz dell’Universitò di Heidelberg (in Germania) – l’abuso di alcol può innalzare il rischio di tumore al seno di 5 punti percentuali. Bere tre bicchieri di alcool al giorno, secondo le stime degli studiosi, può far impennare la percentuale al 40/50 percento.
Roberta Santoro
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