Riuscire a cavare qualcosa di buono dalla tv spazzatura è davvero un’impresa ardua, un dono di pochi eletti. Maccio Capatonda è uno di questi. Marcello Macchia, noto con il nome di Maccio capatonda, nasce dalla scuderia della Gialappa’s band nel 2007. Da quel periodo il suo talento di comico si è imposto velocemente e, in poco tempo, è riuscito a regalare a chi lo seguiva – anche per pochi minuti in piccolissime gag- momenti di divertimento acuto ed intelligente. Dopo aver preso in giro gli spot improbabili del discount Lidl, Maccio Capatonda intuisce come avrebbe potuto attirare una fascia di giovani sempre più distanti dalla tv e sempre meno rappresentati dai suoi contenuti. Prendere in giro, tutto quello che la tv spaccia come contenuti culturali e giornalismo sensazionalista. Inizia così a proliferare in tv, ma soprattutto in rete, la creazione di personaggi che, in qualche modo, scimmiottano personaggi vagamente familiari a quelli legati ai programmi quotidiani pomeridiani, quelli in cui intrattenitrici come la D’Urso o giornalisti come Sottile, bombardano lo spettatore con avvenimenti di cronaca sconvolgenti e fatti quotidiani di scarso interesse. La nuova serie di Maccio Capatonda “Mario”, trasmessa in seconda serata su MTV ogni Giovedì, fa il verso proprio a questi personaggi. Le vicende della serie raccontano di un serissimo e integerrimo giornalista, alle prese con un cambio di dirigenti ai vertici dell’azienda. La scena si svolge durante la messa in onda del telegiornale, in cui vengono mandati i servizi dei vari inviati del tg. I giornalisti e le inviate, con le loro domande assurde, con le loro tesi, non fanno altro che rimandare a tutto ciò che quotidianamente noi spettatori siamo costretti a guardare in tv e che sembra ridicolo e grottesco, proprio come appare anche quando non è scimmiottato. Domande ovvie a chi ha subito un furto in casa, tesi contorte sui moventi degli omcidi più efferati, la partecipazione caotica ma inevitabile ed indispensabile, delle folle incuriosite ( e con qualche sicuro particolare chiave, sfuggito alle forze dell’ordine)ai servizi in diretta dai luoghi dei misfatti, il tutto sapientemente condito da un linguaggio ricercato e affannoso, tipico di tutti i servizi che siamo abituati a vedere in tv, ma anche ricco di errori ed eccessi. Frasi ripetute, intercalari, luoghi comuni e locuzioni dialettali che già sono entrate nel vocabolario dei ragazzi che seguono la serie, generando un vero e proprio gergo. Le cittadine e i paesini luoghi dei servizia vengono storpiati, Mazzara del Vallo diventa ad esempio Mazzate sul Collo, e gli stessi nomi degli inviati sono ridicoli ed esagerati.
Ogni episodio, della durata di 20 minuti, regala momenti esilaranti e non privi di imitazioni, come quella dell’imitazione di Luciano Onder, ad opera dello stesso Capatonda e riferimenti più o meno velati a giornalisti reali che si possono individuare molto semplicemente.
Tutto quello che quindi, abitualmente, ci fa storcere il naso in tv, ci fa cambiare canale o addirittura ci fa lasciare i canali tradizionali gettandoci tra le braccia della tv via cavo, lo ricerchiamo in 20 minuti di parodia spassosa ed intelligentissima.
Romina Masecchia
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