Da golpe a “golpettino” il passo e breve. E se poi ci si aggiungono gli aggettivi “istituzionale” e “furbo”, allora il golpe diventa piuttosto un accordo bonario sottobanco (ma nemmeno troppo) tra i soliti quattro amici di sempre. Intendeva questo Beppe Grillo quando ha corretto il tiro delle sue dichiarazioni in merito alla rielezione di Napolitano, trasformando l’accusa iniziale di “golpe”, sicuramente vomitata a caldo in un momento di rabbia, in una più pacata constatazione, quella di un “golpettino”, quasi una marachella da punire blandamente.
Ma Beppe, si sa, ha un carattere irascibile. Sarà per questo motivo che ha preferito evitare di partecipare ieri sera alla manifestazione di Piazza Montecitorio.
“Ieri sera potevo venire in piazza, ma avevo paura che la mia presenza potesse favorire la violenza. Io non voglio entrare in questi giri” ha dichiarato il comico genovese. “Vogliamo andare a Roma per incontrarci e manifestare, non per fare cose violente”. Nessuna “calata su Roma” in programma quindi per il M5s, soprattutto dopo che ieri Stefano Rodotà ha affermato – riferendosi proprio alla tendenza grillina di sovvertire gli schemi istituzionali e portare la politica fuori dalle sedi ufficiali nel bene e nel male – di non gradire “le marce su Roma”. E in fondo era proprio lui, Stefano Rodotà, il candidato scelto dai grillini.
Difatti, Grillo cambia musica, e da sobillatore di masse si presenta ora come pacificatore di animi. “C’è gente che mi dice andiamo a Roma, o fucile o niente. Dovreste ringraziarci perché teniamo calma la gente. In Francia c’è Le Pen, in Grecia Alba Dorada. Qui ci sono i grillini che hanno due palle così“, urla il leader del M5s dal suo palco alla Città della nuova economia, al Testaccio, dove questa mattina ha tenuto una conferenza stampa che sembrava più un comizio pre-elettorale. Perché la musica potrà anche cambiare, ma il tono di voce no. E dell’ “urlato andante” Grillo ne ha fatto un leit motif.
Di Napolitano, Grillo dice che è “un signore avvilito e stanco“. “Ho parlato quasi sempre io, gli ho chiesto la fiducia e lui ha risposto che non abbiamo i numeri” ha riassunto Grillo raccontando il suo colloquio post elezioni politiche con il capo dello Stato.
Poi, dopo le critiche a Bersani, colpevole di aver elemosinato voti al M5s invece di proporre un’alleanza alla pari, il discorso va al futuro: se i candidati al prossimo governo saranno Letta o Amato “non ci sarà spazio per collaborare” afferma Beppe. E difende la sua creatura dalle accuse di quanti credono che il M5s abbia portato nuovo scompiglio nella politica italiana: “Loro hanno inciuciato per più di 20 anni”. “Ci chiamano grillini e dilettanti allo sbaraglio, ma noi stiamo lavorando”. “La nostra è iperdemocrazia, non sono abituati” ha detto ancora Grillo riferendosi al Pd di Bersani. E ha continuato a urlare e sudare per un’ora circa, beccandosi pure la standing ovation.
Una cosa buona però Grillo l’ha detta: “Ieri sera abbiamo assistito a qualcosa di consueto: si sono riuniti nella massima trasparenza quattro persone, Bersani, Berlusconi, Monti e Napolitano, e hanno deciso che il settennato andava rinnovato“. E ironizza: “Neanche Chavez è stato presidente per 14 anni“. Una verità, questa, su cui vale la pena riflettere.
G.G
(foto: Repubblica)
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