Ormai da più mezzo secolo, le vicende di Israele sono spesso nelle prime pagine di tutti i giornali e c’è chi parteggia e chi è contrario, nel conflitto con gli Stati arabi.
Non tutti sanno che, alla fine del ‘700 fino al 1918: la nazione polacca fu cancellata dalla carta geografica, ritornò veramente unita (all’interno del loro terreno geografico) nel 1918, ma solo nel 1989 acquisì l’autentica libertà.
Le due vicende hanno alcuni punti in comune.
La Polonia fino a fine settecento era uno Stato indipendente: teoricamente, poiché i vicini (Prussia, Austria e Russia) ne decidevano il destino e i governanti (parteggiando per diverse fazioni), imponendo e smontando le costituzioni.
L’arrivo dell’illuminismo in Polonia portò a grandi conquiste: fu promulgata una costituzione (la prima in Europa) e la monarchia divenne costituzionale (fino allora la Polonia era ridotta quasi a stato feudale).
Lo Stato rafforzato si rivoltò orgogliosamente contro le nazioni contigue (Confederazione di Bar) ma la risposta fu notevolmente brutale: i tre vicini invasero la Polonia.
Il 19 febbraio 1772 fu firmato il primo patto di spartizione,: l’esercito invaso oppose qualche resistenza ma presto crollò, sotto il silenzio di Francia e Inghilterra.
Prussia, Austria e Russia occuparono parte dello Stato polacco: il parlamento e il Re Stanislao II furono costretti a rettificare i territori occupati (gli Stati occidentali non ascoltarono il grido di aiuto e i parlamentari contrari furono esiliati in Siberia).
Un tentativo di ribellione, agevolato dall’alleanza con la Prussia (1790), e una rinascita costituzionale, provocò la rabbia della Russia: una guerra (in cui la Prussia tradì) e una seconda spartizione, tale che alla Polonia rimase solo un terzo dello stato originario.
Una successiva rivolta polacca (capeggiata da Tadeusz Kosciuzko) fu immediatamente schiacciata dalle tre potenze occupanti: la Polonia scomparve definitivamente dalla carta geografica.
Durante l’epoca napoleonica, l’imperatore diede l’illusione di una rinascita, fondando l’effimero “Ducato di Varsavia”: vacuo perché totalmente inglobato nell’orbita imperiale.
Le decisioni del “Congresso di Vienna” del 1815 cancellarono di nuovo la nazione polacca, inglobandolo all’interno dell’impero russo: inizialmente si creò un fittizio “Regno del Congresso” ma l’insurrezione polacca del 1831 (e la conseguente guerra) e l’insurrezione del 1863, cancellarono ogni traccia di Polonia.
Le rivolte comportarono però la simpatia di alcuni Stati per la causa polacca: gli Stati Uniti, il generale Lafayette e (nel 1863) Napoleone III, per la Francia.
Numerosi patrioti andarono a combattere in Polonia e un militare polacco in seguito combatté (purtroppo sconfitto) per la causa italiana nel 1849.
Gli esuli intellettuali polacchi furono ospiti dei maggiori salotti d’Europa, rivendicando la memoria della loro patria.
Alla fine della prima guerra mondiale, finalmente la Polonia fu riunita e indipendente: per diretto volere del Presidente americano Wilson e con la soddisfazione di tutti gli stati europei.
La sua indipendenza fu però presto travagliata dalla guerra con la neonata Unione Sovietica: in questo caso il fresco orgoglio polacco fu talmente forte che l’Urss dovette desistere, concedendo al vincitore larghe fette del proprio territorio.
La sventurata repubblica dovette ancora lottare per la propria indipendenza: nel 1939 (agli albori del secondo conflitto mondiale) Hitler e Stalin decisero di spartirsela, salvo poi passare interamente in mano nazista.
La Polonia entrò (come molti altri paesi) nell’orbita sovietica: nel 1956 ebbe un attenuamento del potere stalinista, nel 1980 nacque il sindacato libero di Solidarnosc e nel 1989 fu governata dallo stesso leader del sindacato, Lech Walesa.
Lo stato polacco si liberò definitivamente nel 1989 dopo il lontano 1772, seppur in teoria la nazione autentica sia stata ricreata nel 1918: un periodo lungo ma non millenario come fu per Israele.
La Polonia fu più volte sottomessa e minacciata, come Israele, dagli stati confinanti: combattè con coraggio ma senza le capacità belliche israeliane.
Anche in Polonia vi furono campi di concentramento e gulag, ma la diversa mentalità polacca non creò un “mito” come la Shoa.
La Polonia fu accolta con sollievo nel territorio atavico, ove allargò i confini senza alcuna rimostranza: dopo alcuni atteggiamenti prepotenti, oggi è rispettata da tutti i vicini.
Rey Brembilla
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