Esattamente un anno fa si spegneva Miriam Mafai, giornalista e scrittrice, ma anche politica italiana; simbolo dell’intellettuale vivo e attivo nella società, Miriam resta una dei punti di riferimento per le tante donne che sperano di riuscire a far sentire la loro voce, donne che sanno di avere occhi critici e obiettivi, capaci di tirar fuori ottime analisi dei problemi contemporanei e di riuscire a partorire valide soluzioni. Miriam Mafai nasce il 2 febbraio 1926 a Firenze; del suo segno zodiacale, l’acquario, possiede i caratteri distintivi: intelligenza, curiosità, idealismo, altruismo. L’ambiente familiare in cui cresce, aiuta la giovane a sviluppare le sue innate capacità: è figlia, infatti, di una nota coppia di artisti (il cattolico Mario Mafai e Antonietta Raphael, di origine ebraica), tra i fondatori della corrente artistica della Scuola Romana. Educata all’antifascismo è costretta, con l’introduzione delle leggi razziali, a lasciare il ginnasio. Dopo l’8 settembre 1943, partecipa alla Resistenza antifascista a Roma e lavora presso l’ufficio stampa dell’istituto Ministero dell’Italia occupata, dove conosce Giancarlo Pajetta. Dopo la guerra, entra a far parte del PCI e sposa Umberto Scalia, da cui avrà due figli. Dal 1951 al 1956 è assessore comunista al comune di Pescara. Il suo massimo impegno, in questi anni, è quello soprattutto di occuparsi di sfollati e disagiati. Dalla fine degli anni cinquanta decolla, invece, la sua carriera giornalistica: inviata a Parigi come corrispondente del settimanale Vie Nuove; nel 1960 è redattrice parlamentare dell’organo del PCI l’Unità. Dal 1965 al 1970 ha diretto Noi Donne. Inviato speciale di Paese Sera, contribuisce poi alla nascita di la Repubblica e ne diviene editorialista. Dal 1983 al 1985 ha presieduto la Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Molto copiosa anche l’attività saggistica, che annovera tra le sue opere scritti di notevole spessore letterario e politico. Nel 1994 è eletta deputato nella XII Legislatura, per la coalizione di centrosinistra dei Progressisti. Nel 2005, come riconoscimento della sua intensa attività come cronista e acuta osservatrice del Novecento, ha vinto il Premio Montanelli alla carriera. In tutti questi anni non ha fatto mancare le sue idee e le sue opinioni su quanto accadeva intorno, regalando lucide e attente analisi. Tra i temi di maggior interesse, si espresse su divorzio, aborto, laicità dello Stato, distinguendosi per forza di idee coniugata a un’innata dolcezza. Dopo la rottura con il primo marito, si lega sentimentalmente con Giancarlo Pajetta di cui resta compagna per trent’anni. Alla sua scomparsa, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le dedica un lungo messaggio di cordoglio sottolineando che «nel ricordare la schietta amicizia che ci ha così a lungo legati, mi resta vivissima l’immagine della sua umanità appassionata, affettuosa ed aperta».
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