La notte del 29 giugno scorso, si è spenta a Trieste, all’Ospedale di Cattinara, l’astrofisica Margherita Hack. Aveva 91 anni ed era da tempo malata; chi ha trascorso con lei le ultime ore ha raccontato di quanto la donna fosse serena e di quanto accettasse con pacifica rassegnazione l’imminente fine. D’altra parte, la stessa Hack si è sempre proclamata epicureista in questo senso: perché avere paura della morte se quando c’è lei non ci siamo noi e quando ci siamo noi non c’è lei?
Nata a Firenze il 12 giugno 1922 da padre protestante e madre cattolica. I genitori, entrambi poco soddisfatti dei rispettivi credo religiosi, aderiscono alla Società Teosofica Italiana, di cui Roberto Hack fu anche per un periodo presidente. L’ambiente teosofico sarà loro di sostegno durante i momenti più difficili. In questo clima, mettono radici le future convinzioni esistenziali della Hack. Dopo il liceo classico, si iscrive all’Università di Firenze dove si laurea in fisica e ritrova un vecchio amico di infanzia, Aldo, che sposerà nel 1944 e le resterà accanto per ben 70 anni. Dopo la laurea e saltuari lavori, Margherita Hack torna a Firenze dove insegna astronomia in qualità di assistente. Nello stesso periodo tiene corsi di astrofisica e di radioastronomia presso l’Istituto di Fisica dell’Università di Milano. Inizia a collaborare con università straniere in qualità di “ricercatore in visita”. Dal 1964 diviene professore ordinario presso l’Università di Trieste, dove ottiene la cattedra di astronomia. Grazie a tale incarico, la Hack ottiene la direzione dell’Osservatorio astronomico di Trieste. La sua gestione, durata fino al 1987, ha restituito all’istituzione nuova linfa vitale e nuovo prestigio, arrivando ad avere risonanza anche in campo internazionale. Nel corso della sua esistenza, ha collaborato con istituzioni locali e non, si è impegnata nella stesura di testi scientifici universitari e testi a carattere divulgativo. Ha collaborato con numerose riviste e periodici e per tutta la vita ha diretto la rivista “L’Astronomia”. Nel 1980 ha ricevuto il premio “Accademia dei Lincei” e nel 1987 il premio “Cultura della Presidenza del Consiglio”; inoltre è stata membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society.
La passione per le stelle è stata accompagnata da un interesse alla politica, vissuta attivamente. Dal 1997, pur in pensione, ha continuato a dirigere il CIRAC di Trieste, dedicandosi anche a incontri e conferenze con il fine di “diffondere le conoscenze dell’Astronomia e una mentalità scientifica e razionale”.
Atea, animalista e vegetariana fin da bambina, spesso era solita dire: “Quando morirò, se incontrerò Dio, gli dirò che mi sono sbagliata”. E noi le auguriamo di essersi sbagliata…almeno un po’!
Emiliana Cristiano
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