Le mani nella marmellata vanno messe e rimesse. E’ una legge semplice quanto efficace, perchè scoprire nuove “confetture” a volte potrebbe essere davvero rischioso.
I Viva Brother questo l’hanno capito. Strafottendosene di nuove orde new-wave, di gruppi dal riverbero facile e dai ritornelli da cercare col lanternino. Ecco quindi First Famous Words, un succoso concentrato brit-pop antica maniera (Blur, Oasis, Supergrass), dieci pezzi che non sfigurerebbero come singoli.
New Year’s Day raggruppa coretti alla Blur e falsetti alla Supergrass a profusione, per la gioia dei nostalgici degli anni ‘90. Still Here è un pezzo chitarroso con un ritornello che si piazza in testa al primo ascolto, chitarre Coxoniane come se piovessero ed una voce solida e graffiante al punto giusto.
David è la nuova Charmless Man, ancora ripiena di coretti di bluriana memoria ed una batteria ben piantata a terra.
High Street Low Lives ha un inizio aggressivo alla Supergrass, uno dei pezzi più convincenti del disco a nostro parere. E’ quasi commovente il modo in cui i Viva Brother sappiano dell’importanza di un ritornello efficace, che nella musica proveniente dalla Gran Bretagna sembra un pò sparito da un 5-6 anni a questa parte.
Electric Daydream ha il sapore dei primi Oasis, specie il cantato di Leonard Newell, una ballad sincera e semplice in quattro quarti…and that’s all, direbbero i Gallagher.
Darling Buds Of May presenta una strofa alla Coffee & Tv, accativante nel ritmo e nella melodia vocale, per poi aprirsi in un ritornello meno potente ma tant’è, si tratta pur sempre di un disco d’esordio. Pollici in su per gli intrecci di chitarre.
Otherside forse è la meno convicente del disco, con cadenze alla Green Day poco studiate da parte del gruppo, l’unica nota di merito come sempre è sulla scelta dell’effetto per le chitarre, decisamente “nineties”.
Fly By Nights comincia con un riff deciso e pop, e scorre piacevolmente nonostante sia piuttosto simile a Darling Buds of May che abbiamo trovato a metà disco.
False Alarm è un pezzo che strizza l’occhio al pop dei Kaiser Chiefs, sia per l’andatura che per il modo di cantare di Newell, davvero simile a quello di Ricky Wilson.
Time Machine potrebbe passare benissimo come un omaggio ai Beatles di Come Together (per il cantato) e ai primi Arctic Monkeys (come riff di chitarra). Anche qui un ritornello orecchiabilissimo e confortante.
Chiamateli pure paraculi e furbi, chiamateli banali e senza scintilla, ma qui siamo di fronte alla franchezza morale di presentare un lavoro basato su cosa piace e null’altro. In un mondo perfetto devono poter coesistere Vaccines e Viva Brother allo stesso modo, perchè il pubblico, il vero fruitore della musica, è vasto più di quanto si creda, in barba a mode che passano e ripassano.
Il ritornello per la musica sta diventando un pò come il vecchio trequartista nel calcio. Bello ma non più fondamentale, e i Viva Brother sono decisamente dei trequartisti che si faranno, nonostante le prime critiche e qualche “panchina” di troppo rispetto a idoli già consacrati.
Marco Della Gatta
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