Il regista Massimiliano Bruno dopo il successo di Nessuno mi può giudicare torna con il nuovo film: Viva l’Italia. Un vecchio senatore intrallazzatore (Michele Placido) ha tre figli: Bova, Gassman e Ambra Angiolini. Il primo medico in un ospedale non parla col padre da venti anni, il secondo manager di un’azienda e la terza attrice senza talento. Gli ultimi due campano grazie al potere paterno. Una sera il babbo, è colto da un malore, proprio mentre si trova con la sua amante. La demenza fronto-parietale che ne consegue comporta il peggiore dei sintomi per un come lui: dire la verità. Naturalmente la situazione degenera immediatamente in peggio per la sua carriera politica e la sua famiglia. L’opera tocca tutti i mali della società italiana: i furbi vanno avanti, giovani sfruttati e sottopagati, le tangenti regnano sovrane e gli imbrogli politici sono all’ordine del giorno. Lo stesso regista nel film si regala una parte da Caronte in questo inferno politico ricordando ai cittadini e ai politici quali diritti e doveri sono stati calpestati in questi anni. In questo viaggio nel BelPaese, il doppio binario del comico e del sociale scorre alternato per le due ore del film. La pecca del film è la sua durata, l’intrecciarsi di queste vite parallele appesantisce sia la parte comica sia impegnata. Il cast è in palla da Michele Placido che ha sempre amato questi personaggi borderline, Bova ormai sempre più a suo agio nelle parti di attore comico, Gassman e Ambra ok. Dispiace il poco spazio dato a Papaleo e alla brava Sarah Felberbaum, Mario Mattioli nella parte dell’infermiere è strepitoso. Un film di un paio di ore, non bello e divertente come Nessuno mi può giudicare, ma poiché in questi anni la politica nostrana ha toccato il punto più basso difficile che una commedia non né risente.
Ciro Florio
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