Censura e ipocrisia in Italia, quando si parla di cinema, sembrano quasi andare di pari passo. E a farne le spese sarà una pellicola francese in uscita il 23 marzo per Teodora Film e SpazioCinema. La commissione censura del Mibac ha infatti imposto il divieto di visione per i minori di 14 anni, al film “17 Ragazze” (17 filles), caso cinematografico Oltralpe che offre uno spaccato irriverente e coraggioso dell’universo adolescenziale al femminile. Sotto accusa ci sarebbe la presenza di una scena in cui le giovani protagoniste fumano degli spinelli. «Un riferimento immancabile, visto che si parla di disagio adolescenziale», fa sapere il distributore italiano, utilizzato dalla commissione come pretesto spicciolo per liquidare la pratica omettendo l’argomentazione reale alla base del divieto: il timore che le minorenni italiane (ma non quelle francesi o degli altri paesi in cui il film è uscito senza alcun limite) possano subire il fascino di emulazione delle protagoniste e vengano istigate alla gravidanza. Opera prima delle sorelle Delphine e Muriel Coulin, già acclamata all’ultimo Festival di Cannes e Premio Speciale della Giuria al 29° Torino Film Festival, il film si ispira ad un fatto di cronaca alquanto controverso realmente accaduto in un liceo americano del Massachussets nel 2008, e racconta il singolare patto siglato da alcune adolescenti che decidono di rimanere incinte e crescere i loro bambini tutte insieme contando sulla sola forza della loro amicizia.
«Così ci sarà qualcuno che ci amerà incondizionatamente. Per sempre». Di fronte allo sconcerto degli adulti, questo gesto al contempo di ribellione e amore rappresenta per le ragazze il solo modo che hanno per riscattarsi da un domani, che in una sperduta cittadina affacciata sull’Atlantico, non riserva nulla di esaltante. La storia delle liceali col pancione è ambientata infatti a Lorient, nel nord della Francia, la città in cui le sorelle registe sono cresciute, un tempo importante centro di traffici marittimi e oggi un posto che ai giovani non offre nulla se non la speranza di fuggire via. La gravidanza, l’atto più bello e naturale per una donna, diventa così un atto di emancipazione da una società che ai loro occhi appare monotona e conformista, e in cui il futuro delle nuove generazioni sembra seguire sempre lo stesso percorso: scuola, diploma, lavoro e matrimonio.
«Nessuno può fermare una ragazza che sogna». Per quanto assurdo, questo patto della gravidanza adolescenziale di massa è per queste ragazze la realizzazione di una nuova utopia giovanile e profondamente femminista. Si servono del loro corpo di donna per mettere in atto un progetto rivoluzionario, in un mondo disilluso e incapace di infondere nei giovani la speranza: procreare una nuova vita. Nel cast, composto da giovanissime attrici, alcune al loro debutto cinematografico, spicca Louise Grinberg (La Classe); interpreta Camille Fourier, la prima del suo gruppo di amiche a rimanere incinta per caso e a decidere di portare avanti la gravidanza, spingendo poi le compagne di scuola a imitarla. Le “piccole donne” delle sorelle Coulin sono convinte di poter cambiare il mondo con la sola forza dei loro sogni, con l’irruenza e la sconsideratezza tipica di ogni adolescente. Ma dopo il parto, per le neo-mamme teenager il risveglio dal sogno sarà brusco perché capiranno che crescere un bambino è una responsabilità e non un gioco.
La decisione di censurarlo ai minori di 14 anni, pone a mio avviso alcune questioni che meritano attenzione. Innanzitutto si tratta di una decisione ipocrita. Si vieta un film per uno spinello, quando in realtà si ha paura che una gravidanza collettiva mostrata sullo schermo possa istigare le adolescenti italiane ad emularne il gesto. Non mi risulta che quando è uscito Juno abbiamo avuto un boom di gravidanze adolescenziali in Italia, né mi sembra che ogni qual volta esca un action movie tutto sparatorie e carneficine, i nostri giovani prendano una pistola e compiano stragi a destra e a manca. La censura di “17 ragazze” mi sembra un giudizio arbitrario verso gli adolescenti italiani, considerati sostanzialmente stupidi e incapaci di prendere le distanze e di distinguere tra realtà e finzione cinematografica. In secondo luogo, viene penalizzato il coraggio avuto da due donne, di raccontare una storia difficile con tatto e sensibilità. Perché l’intenzione delle sorelle Coulin non è mai stata quella di far scandalo, e la riprova sta nelle critiche positive ricevute in Francia. Alla base di questo film c’è solo la voglia di tracciare un ritratto reale, e per questo anche un po’ amaro, di una parte del mondo attuale degli adolescenti attraverso il racconto del disagio esistenziale delle giovani protagoniste e dei loro rapporti con dei genitori assenti e inadeguati. La gravidanza, il corpo della donna che cambia, il passaggio brusco dall’adolescenza all’età adulta, il ruolo della famiglia, vengono trattati con toni lievi, briosi ma anche con sguardo critico e con una generale eleganza priva di quella volgarità e superficialità che invece troppo spesso siamo costretti a vedere in televisione, senza che purtroppo nessuno intervenga con decisione.
Enrica Raia
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